martedì 28 novembre 2017

“Federalismo Comunale” : così si risponde a Salvini e Molinari. By Domenico Ravetti


Mentre preparo la relazione per il DL. 263 che consentirà dal 1 gennaio 2018 l’istituzione del nuovo comune di Alluvioni Piovera leggo che in Alessandria Matteo Salvini e Riccardo Molinari presenteranno il Comitato Referendario “Piemonte Autonomo”.  Utilizzo le loro d si tratta di uno strumento necessario per far fronte al continuo silenzio delle istituzioni regionali in merito alla richiesta di un referendum che permetta ai cittadini piemontesi di decidere per l’autonomia della propria terra. Vogliamo che siano i Piemontesi a poter decidere del loro futuro e per farlo serve l’approvazione in tempi rapidi di una legge che permetta il referendum! “.
dichiarazioni comprese nel virgolettato per capire di cosa stiamo parlando “
Se l’iniziativa non include elementi beceri di quel poveraccio secessionismo ma allude ad un nuovo dibattito che scardina l’idea del neo centralismo, praticato nei fatti da più di un ventennio, allora credo sia arrivato il momento di confrontarci. Io non ho cambiato idea e dico che questa vicenda merita attenzione e rispetto. Rifletto ad alta voce, così come ho fatto qualche mese fa sull’iniziativa politica di Roberto Maroni e Luca Zaia con il referendum per l’autonomia fiscale della Lombardia e del Veneto.
E medesimi pensieri ho espresso per l’impegno del presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che ha avviato un negoziato con il Governo ai fini dell’intesa prevista dall’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Non possiamo da sinistra rubricare sotto voci sbagliate un tema che rimette al centro dell’azione politica la questione irrisolta del Federalismo e delle Autonomie Locali.
Andiamo con ordine. I Comuni, soprattutto i più piccoli, hanno pagato un prezzo rilevante per ridurre il debito pubblico della Nazione. Negli anni è capitato che la stessa mano, pur con colorazioni politiche diverse, ha applicato “tagli” poderosi ai trasferimenti dello Stato verso le Autonomie Locali mettendo a dura prova gli Amministratori nel mantenere inalterata la qualità dei servizi. E i servizi nei Comuni sono i Diritti che determinano la qualità della vita dei cittadini: scuole, trasporti, rifiuti, politiche sociali. Quei tagli sono stati applicati in un campo di continui stravolgimenti delle regole ai limiti dell’interpretazione individuale delle norme da applicare, norme che di mese in mese hanno determinato solo confusione. Ma l’Italia è l’Italia dei Comuni, della bellezza dei suoi borghi antichi, l’Italia è l’Italia delle comunità solidali che si organizzano democraticamente attorno al Palazzo del Sindaco con reti sociali inclusive e idee per lo sviluppo dei territori. Quei Palazzi, quei Sindaci e quei Consiglieri Comunali sono le articolazioni dello Stato più vicine alla nostra popolazione che meritano più fiducia e più autonomia finanziaria e decisionale proprio per il bene dei territori che amministrano. Negli anni della “riforma incompiuta” delle Province è arrivato il tempo per un nuovo patto per definire il paniere dei servizi da affidare ai Comuni con certezze circa le coperture dei costi che non possono dipendere dai trasferimenti statali ma dall’autonomia fiscale. Per scrivere il Futuro dobbiamo tornare ai principi del Federalismo Comunale con profili solidali (e con chiarezza sulle competenze) consapevoli che per alcuni servizi gli ambiti territoriali ottimali per produrre efficacia ed efficienza non potranno essere quelli delle mura antiche d’ogni paese. Forse è in questo contesto sovracomunale che potremo trovare un ruolo alle Province salvate dal No al Referendum del dicembre scorso.
 Ed è in questo contesto che può trovare le sue ragioni l’iniziativa di Molinari e Salvini che fa il paio con quella di Zaia, Maroni e Bonaccini. Altrimenti rischia d’essere un’iniziativa velleitaria che rafforza un tratto delle componenti politiche del centro destra ma che non risolve un solo problema ai cittadini.

 Ravetti, consigliere regionale Piemonte 

mercoledì 15 novembre 2017

A proposito di Alessandria-Milano. di Angelo Marinoni

La 

L’Amministrazione alessandrina sta promuovendo incontri per migliorare i collegamenti con Milano, sostenendo che quelli attuali  siano scarsi e poco efficaci. Ritengo sia opportuna una disamina veloce e particolare della situazione per non incorrere in iniziative poco solide nel merito e nei contenuti. Alessandria é capolinea di 3 linee Trenord, (Milano Centrale, Milano Porta Genova e Pavia), è quindi un vertice significativo del sistema ferroviario lombardo; ciò  nonostante Alessandria non compare fra le destinazioni delle biglietterie automatiche Trenord come non è acquistabile nelle rivendite autorizzate Trenord,  ad Alessandria e Milano ci sono le biglietterie Trenitalia, ma persino a Porta Genova, che é una stazione comoda e centrale sulla M2, fare il biglietto può essere un problema. La cosa più semplice e più ignorata, ma fondamentale,  è far rientrare Alessandria nella rete tariffaria lombarda e quindi “bigliettabile” ovunque. Il sistema tariffario lombardo è efficace e integrato con tutti i servizi complementari urbani e provinciali lombardi, il solo esserci sarebbe uno strumento indispensabile e potente di sviluppo del bacino alessandrino.

Altro aspetto è proprio il fatto che le linee lombarde che convergono ad Alessandria sono di competenza lombarda e quindi con regione Lombardia bisogna interfacciarsi, altrimenti rimane un discorso inter nos. Allo stesso tavolo devono sedere Regione Lombardia e Regione Piemonte per trovare una strategia comune come ottenuto a Casale Monferrato il cui protocollo di riapertura delle linee per Vetcelli e Mortara verrà firmato il 20 novembre.

Come velocizzazione degli orari sulla linea verso Milano Centrale si può far poco, le tracce non possono essere velocizzate senza potenziamenti infrastrutturali come il quadruplicamento della Tortona – Voghera, gia’ presente fra le opere accessorie al Terzo Valico.

Attualmente l’offerta della linea Alessandria – Milano Centrale si compone di un cadenzamento biorario con buco vistoso al mattino fra le 7 e le 12. I treni diretti partono alle 5.11, 7.08, 12.11, 13.11, 15.11, 17.11, 19.11 e da Milano Centrale altrettante corse, nelle restanti ore ci si deve affidare al cambio a Tortona a Voghera, abbastanza efficace: uno scenario senz’altro migliorabile, ma un punto di partenza migliore di altri. Diverso per Milano Porta Genova dove a parte i diretti in partenza da Alessandria alle 7.27 e da Milano alle 17.53 esistono solo altre 3 coppie dirette in orario pendolare e molto lente.

Si deve considerare che gli 88 km della linea Alessandria – Milano Porta Genova possono essere, invece, percorsi in 60 minuti e oltre a garantirsi una coppia al mattino in più, per esempio alle 9.11 per Milano Centrale, occorrerebbe accodarsi ai comitati locali o meglio organizzare un tavolo tecnico per il completamento del raddoppio fra Mortara e Milano Porta Genova e conseguentemente una ristrutturazione della y Alessandria – Milano Porta Genova / Novara che ne sviluppi le forti potenzialità attraverso un nuovo orario cadenzato su tutto lo sviluppo della linea.

Punto successivo non trascurabile e il ruolo monco di hub della stazione di Alessandria, che, va ricordato, deve parte significativa del suo traffico al sistema regionale lombardo, pur non facendo parte, va ripetuto del suo sistema tariffario.

La stazione di Alessandria ha un vistoso problema di accessibilità che è strettamente legato a ogni potenziamento dell’offerta ferroviaria se non all’offerta stessa: non è solo un problema di parcheggi per pendolari, ma un problema di impiego razionale delle aree adiacenti il fabbricato viaggiatori.

L’assenza di una autostazione, che andrebbe realizzata nell’area metropark visto che meno di dieci anni fa si lascio’ andare in malora la splendida prospettiva “autozug e autoslaap”, rende l’interscambio modale fra sistemi di trasporto complesso trasformando il poderoso sistema di trasporto automobilistico provinciale un gigante zoppo. A questo proposito va citato il fatto che il bacino alessandrino non ha, fra i pochi, nemmeno in prospettiva l’integrazione tariffaria fra i servizi di trasporto.

Va razionalizzata l’area prospiciente il fabbricato viaggiatori che, solitamente, è un tripudio di frecce di stazionamento, auto in ennesima fila e concerti di clacsoni bitonali e ovviamente riaffrontato e risolto il problema del parcheggio Tiziano. Non avendo questa amministrazione il problema del riequilibrio finanziario e quindi tutto il mandato a disposizione è possibile che questi temi possano essere affrontati, sicuramente è un fatto positivo che l’amministrazione voglia affrontare la connessione ferroviaria del capoluogo alla rete nazionale. È però opportuno che questo tema venga affrontato in maniera più matura e complessiva non limitandosi a un generico lamento su un collegamento peraltro garantito da un’altra regione.

Il contesto potrebbe essere ampliato con la richiesta di prolungare qualche freccia bianca Roma – Genova ad Alessandria reinserendo il bacino alessandrino nella linea tirrenica, come andrebbero ripreso il servizio diretto verso l’Emilia maldestramente soppresso dalla giunta Cota con sua funesta ristrutturazione del servizio regionale che, per fortuna, è in via di superamento.

Gli argomenti sono molti ed è auspicabile che il sistema ferroviario diventi una priorità di tutte le amministrazioni.