mercoledì 20 dicembre 2017

Il giorno dello Chagall

di Giorgio Abonante
 Che cosa sia davvero un progetto culturale è un tema su cui si è dibattuto, troppo poco forse, in campagna elettorale. Vero è che nessuno su questi argomenti può vendere verità assolute, ma altrettanto vero è che un senso a quello che si fa dovrebbe essere sempre dettato. Almeno abbozzato. Non voglio addentrarmi nelle diverse letture che nella storia sono state date al rapporto cultura/economia. Tuttavia sarebbe bene che si tornasse a parlare di questi temi, nella nostra città, anche correndo il rischio di apparire noiosi o fuori dal mondo, anche se nel mondo in realtà di queste cose si discute eccome. Con il risultato poi di avere meno ragioni di stracciarsi le vesti di fronte agli eventuali tristi destini di marchi storici tradizionali. Con responsabilità per tutti, nessuno escluso.
Cultura ed economia sono legate. Ma, più la cultura è in grado di rendersi autonoma e indipendente, di legarsi alle vocazioni territoriali per esaltarle, rinnovarle, cambiarle anche, più il processo di crescita della comunità di riferimento ne trae benefici, anche in termini di sviluppo complessivo del tessuto sociale ed economico.
Di queste cose non parliamo mai, forse se ne parlava una volta, non lo so. Certo è che da altre parti si ragiona su questi temi. Se a Pavia hanno organizzato I Longobardi un motivo c’è e l’hanno analizzato e dibattuto in tre anni di lavoro prima di offrire una mostra che ha avuto un successo straordinario ricollocando la città nel panorama culturale e turistico non solo del nord Italia. Se in Sardegna lavorano da anni sulla civiltà nuragica e sul Mediterraneo come snodo di popoli e culture anche qui un altro motivo c’è, e sta nella necessità di uscire dall’isolamento, riaffermare un’identità culturale e aprirla ad una dimensione ampia di rapporti che supera i confini nazionali. Partire da quel che si ha per affermare qualcosa di diverso, per aggiungere valore, per determinare un posizionamento delle città, una rete di relazioni urbane ed extraurbane, una proposta che offra prospettiva sia in termini di coscienza collettiva che di rilancio sociale ed economico del territorio.
Spiegateci per favore il senso di Chagall ad Alessandria, dello sfacciato sponsor Iren, di questo essere periferici a tutto, addirittura ad Acqui Terme (con tutto il rispetto per Acqui alla quale dovremmo legarci ma con progetti di respiro profondo), spiegateci il nesso fra le vocazioni alessandrine e Chagall, diteci qualcosa per favore.
Tardivamente, ragionammo con i direttori dei musei italiani (e non solo) dedicati al tessile sulla prospettiva del Museo Borsalino e sui legami possibili con la moda italiana oggi, sugli interessi convergenti fra marchio, giovani stilisti, oro di Valenza, filiera del lusso, tema complesso e tutto da verificare sotto molti punti di vista. Era aprile 2017. Era campagna elettorale? Forse anche. Ma esprimeva la necessità di iniziare a scrivere un progetto di lungo periodo per una città che se continua a ragionare al ribasso è destinata a perdere ulteriori posizioni. Nessuno incolpa nessuno sulla vicenda Borsalino, sia chiaro, non voglio strumentalizzazioni, né in un senso, né nell’altro. Vale come esempio. Ma se vogliamo invertire la rotta ed evitare di soffrire di altre situazioni simili occorre svegliarsi. Tutti, ad ogni livello istituzionale, parlamentari compresi, noi idem, io compreso.
E questo è pure il senso del nostro voto contrario sul Documento Unico di Programmazione proposto dalla Giunta ieri in consiglio comunale. Un documento in cui non c’è l’ordine di priorità, in cui non si percepisce un’anima. In cui non c’è un disegno su come riconnettere Alessandria ai corridoi territoriali che contano. A colpi di “normalizzazione”, termine di moda a Palazzo Rosso, non si va distanti. E lo diciamo noi che siamo stati costretti e abbiamo scelto di lavorare cinque anni per riportare normalità da quelle parti. E abbiamo perso. Lo diremo fino alla noia ai “normalizzatori” di Palazzo Rosso: ragioniamo assieme su un progetto di prospettiva, noi siamo a disposizione. Non alle condizioni che ci avete offerto in questi confusi sei mesi.

martedì 28 novembre 2017

“Federalismo Comunale” : così si risponde a Salvini e Molinari. By Domenico Ravetti


Mentre preparo la relazione per il DL. 263 che consentirà dal 1 gennaio 2018 l’istituzione del nuovo comune di Alluvioni Piovera leggo che in Alessandria Matteo Salvini e Riccardo Molinari presenteranno il Comitato Referendario “Piemonte Autonomo”.  Utilizzo le loro d si tratta di uno strumento necessario per far fronte al continuo silenzio delle istituzioni regionali in merito alla richiesta di un referendum che permetta ai cittadini piemontesi di decidere per l’autonomia della propria terra. Vogliamo che siano i Piemontesi a poter decidere del loro futuro e per farlo serve l’approvazione in tempi rapidi di una legge che permetta il referendum! “.
dichiarazioni comprese nel virgolettato per capire di cosa stiamo parlando “
Se l’iniziativa non include elementi beceri di quel poveraccio secessionismo ma allude ad un nuovo dibattito che scardina l’idea del neo centralismo, praticato nei fatti da più di un ventennio, allora credo sia arrivato il momento di confrontarci. Io non ho cambiato idea e dico che questa vicenda merita attenzione e rispetto. Rifletto ad alta voce, così come ho fatto qualche mese fa sull’iniziativa politica di Roberto Maroni e Luca Zaia con il referendum per l’autonomia fiscale della Lombardia e del Veneto.
E medesimi pensieri ho espresso per l’impegno del presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini che ha avviato un negoziato con il Governo ai fini dell’intesa prevista dall’articolo 116, comma terzo, della Costituzione, che consente l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. Non possiamo da sinistra rubricare sotto voci sbagliate un tema che rimette al centro dell’azione politica la questione irrisolta del Federalismo e delle Autonomie Locali.
Andiamo con ordine. I Comuni, soprattutto i più piccoli, hanno pagato un prezzo rilevante per ridurre il debito pubblico della Nazione. Negli anni è capitato che la stessa mano, pur con colorazioni politiche diverse, ha applicato “tagli” poderosi ai trasferimenti dello Stato verso le Autonomie Locali mettendo a dura prova gli Amministratori nel mantenere inalterata la qualità dei servizi. E i servizi nei Comuni sono i Diritti che determinano la qualità della vita dei cittadini: scuole, trasporti, rifiuti, politiche sociali. Quei tagli sono stati applicati in un campo di continui stravolgimenti delle regole ai limiti dell’interpretazione individuale delle norme da applicare, norme che di mese in mese hanno determinato solo confusione. Ma l’Italia è l’Italia dei Comuni, della bellezza dei suoi borghi antichi, l’Italia è l’Italia delle comunità solidali che si organizzano democraticamente attorno al Palazzo del Sindaco con reti sociali inclusive e idee per lo sviluppo dei territori. Quei Palazzi, quei Sindaci e quei Consiglieri Comunali sono le articolazioni dello Stato più vicine alla nostra popolazione che meritano più fiducia e più autonomia finanziaria e decisionale proprio per il bene dei territori che amministrano. Negli anni della “riforma incompiuta” delle Province è arrivato il tempo per un nuovo patto per definire il paniere dei servizi da affidare ai Comuni con certezze circa le coperture dei costi che non possono dipendere dai trasferimenti statali ma dall’autonomia fiscale. Per scrivere il Futuro dobbiamo tornare ai principi del Federalismo Comunale con profili solidali (e con chiarezza sulle competenze) consapevoli che per alcuni servizi gli ambiti territoriali ottimali per produrre efficacia ed efficienza non potranno essere quelli delle mura antiche d’ogni paese. Forse è in questo contesto sovracomunale che potremo trovare un ruolo alle Province salvate dal No al Referendum del dicembre scorso.
 Ed è in questo contesto che può trovare le sue ragioni l’iniziativa di Molinari e Salvini che fa il paio con quella di Zaia, Maroni e Bonaccini. Altrimenti rischia d’essere un’iniziativa velleitaria che rafforza un tratto delle componenti politiche del centro destra ma che non risolve un solo problema ai cittadini.

 Ravetti, consigliere regionale Piemonte 

mercoledì 15 novembre 2017

A proposito di Alessandria-Milano. di Angelo Marinoni

La 

L’Amministrazione alessandrina sta promuovendo incontri per migliorare i collegamenti con Milano, sostenendo che quelli attuali  siano scarsi e poco efficaci. Ritengo sia opportuna una disamina veloce e particolare della situazione per non incorrere in iniziative poco solide nel merito e nei contenuti. Alessandria é capolinea di 3 linee Trenord, (Milano Centrale, Milano Porta Genova e Pavia), è quindi un vertice significativo del sistema ferroviario lombardo; ciò  nonostante Alessandria non compare fra le destinazioni delle biglietterie automatiche Trenord come non è acquistabile nelle rivendite autorizzate Trenord,  ad Alessandria e Milano ci sono le biglietterie Trenitalia, ma persino a Porta Genova, che é una stazione comoda e centrale sulla M2, fare il biglietto può essere un problema. La cosa più semplice e più ignorata, ma fondamentale,  è far rientrare Alessandria nella rete tariffaria lombarda e quindi “bigliettabile” ovunque. Il sistema tariffario lombardo è efficace e integrato con tutti i servizi complementari urbani e provinciali lombardi, il solo esserci sarebbe uno strumento indispensabile e potente di sviluppo del bacino alessandrino.

Altro aspetto è proprio il fatto che le linee lombarde che convergono ad Alessandria sono di competenza lombarda e quindi con regione Lombardia bisogna interfacciarsi, altrimenti rimane un discorso inter nos. Allo stesso tavolo devono sedere Regione Lombardia e Regione Piemonte per trovare una strategia comune come ottenuto a Casale Monferrato il cui protocollo di riapertura delle linee per Vetcelli e Mortara verrà firmato il 20 novembre.

Come velocizzazione degli orari sulla linea verso Milano Centrale si può far poco, le tracce non possono essere velocizzate senza potenziamenti infrastrutturali come il quadruplicamento della Tortona – Voghera, gia’ presente fra le opere accessorie al Terzo Valico.

Attualmente l’offerta della linea Alessandria – Milano Centrale si compone di un cadenzamento biorario con buco vistoso al mattino fra le 7 e le 12. I treni diretti partono alle 5.11, 7.08, 12.11, 13.11, 15.11, 17.11, 19.11 e da Milano Centrale altrettante corse, nelle restanti ore ci si deve affidare al cambio a Tortona a Voghera, abbastanza efficace: uno scenario senz’altro migliorabile, ma un punto di partenza migliore di altri. Diverso per Milano Porta Genova dove a parte i diretti in partenza da Alessandria alle 7.27 e da Milano alle 17.53 esistono solo altre 3 coppie dirette in orario pendolare e molto lente.

Si deve considerare che gli 88 km della linea Alessandria – Milano Porta Genova possono essere, invece, percorsi in 60 minuti e oltre a garantirsi una coppia al mattino in più, per esempio alle 9.11 per Milano Centrale, occorrerebbe accodarsi ai comitati locali o meglio organizzare un tavolo tecnico per il completamento del raddoppio fra Mortara e Milano Porta Genova e conseguentemente una ristrutturazione della y Alessandria – Milano Porta Genova / Novara che ne sviluppi le forti potenzialità attraverso un nuovo orario cadenzato su tutto lo sviluppo della linea.

Punto successivo non trascurabile e il ruolo monco di hub della stazione di Alessandria, che, va ricordato, deve parte significativa del suo traffico al sistema regionale lombardo, pur non facendo parte, va ripetuto del suo sistema tariffario.

La stazione di Alessandria ha un vistoso problema di accessibilità che è strettamente legato a ogni potenziamento dell’offerta ferroviaria se non all’offerta stessa: non è solo un problema di parcheggi per pendolari, ma un problema di impiego razionale delle aree adiacenti il fabbricato viaggiatori.

L’assenza di una autostazione, che andrebbe realizzata nell’area metropark visto che meno di dieci anni fa si lascio’ andare in malora la splendida prospettiva “autozug e autoslaap”, rende l’interscambio modale fra sistemi di trasporto complesso trasformando il poderoso sistema di trasporto automobilistico provinciale un gigante zoppo. A questo proposito va citato il fatto che il bacino alessandrino non ha, fra i pochi, nemmeno in prospettiva l’integrazione tariffaria fra i servizi di trasporto.

Va razionalizzata l’area prospiciente il fabbricato viaggiatori che, solitamente, è un tripudio di frecce di stazionamento, auto in ennesima fila e concerti di clacsoni bitonali e ovviamente riaffrontato e risolto il problema del parcheggio Tiziano. Non avendo questa amministrazione il problema del riequilibrio finanziario e quindi tutto il mandato a disposizione è possibile che questi temi possano essere affrontati, sicuramente è un fatto positivo che l’amministrazione voglia affrontare la connessione ferroviaria del capoluogo alla rete nazionale. È però opportuno che questo tema venga affrontato in maniera più matura e complessiva non limitandosi a un generico lamento su un collegamento peraltro garantito da un’altra regione.

Il contesto potrebbe essere ampliato con la richiesta di prolungare qualche freccia bianca Roma – Genova ad Alessandria reinserendo il bacino alessandrino nella linea tirrenica, come andrebbero ripreso il servizio diretto verso l’Emilia maldestramente soppresso dalla giunta Cota con sua funesta ristrutturazione del servizio regionale che, per fortuna, è in via di superamento.

Gli argomenti sono molti ed è auspicabile che il sistema ferroviario diventi una priorità di tutte le amministrazioni.


sabato 28 ottobre 2017

Il programma di mandato del centro destra in Alessandria. Appunti e considerazioni critiche in corso di viaggio ( consiglio comunale) con Giorgio Abonante

La Premessa (fotografia impietosa di Alessandria, a mio avviso esagerata per quanto i problemi siano tanti) sembra aprire ad un forte programma di interventi, di Governo, invece…


Pare il Programma di Mandato di una città appena uscita dalla guerra… ma se questo è ciò che pensate uno si aspetterebbe di vedere, a seguire, un corposo programma di riforma dell’Ente e di ridisegno complessivo di Alessandria… invece l’approccio è debole. Il malato è grave ma gli si dà un’aspirina.

Dal programma di mandato non emerge quale vocazione vedete nel medio lungo periodo per Alessandria.

C’è un passaggio dell’amministrazione Fabbio che non criticai mai e fu il Piano strategico. Aveva un senso: redigere schede progettuali con le forze sociali ed economiche alessandrine per preparare Alessandria alle opportunità che il futuro avrebbe offerto. E ha portato buoni risultati, assieme all’impegno dell’Amministrazione Rossa, come dimostra la capacità che ha avuto il Comune nel tempo di non perdere buoni treni come il finanziamento della Cittadella e il bando periferie sull’asse urbano est.

Del resto la Torino post industriale che si riqualifica nel nuovo millennio nasce da processi di pianificazione strategica, Cuneo idem, e così per molte altre città… nella seconda metà del mandato amministrativo scorso istituimmo un’unità di progetto per dare seguito all’approccio strategico, unità di progetto che ha già dato risultati buoni per esempio nel confronto con gli attori istituzionali interessati dal percorso di programmazione degli interventi in Cittadella. Rafforzatela, può essere d’aiuto.

Avete fatto una fotografia drammatica della realtà alessandrina, a maggior ragione avreste dovuto prospettare una cura, sotto la forma di un progetto ambizioso e credibile.

I programmi di mandato 2007 – 2012 e 2012 – 2017 avevano linee guida chiare. Fabbio puntava sullo sviluppo della città verso Valenza e sul “Comune leggero”, noi avevamo come obiettivi da raggiungere il risanamento e l’apertura/riorganizzazione del sistema Comune. Piaccia o non piaccia i testi esprimevano approcci chiari. Nel vostro documento invece non si riesce a cogliere un indirizzo di riferimento.

Un testo, il PdM, che rimanda al Documento Unico di Programmazione che doveva essere approvato nei 120 gg dopo l’insediamento del nuovo Sindaco… e invece del DUP non abbiamo notizia. Vedremo. Pare che la trasparenza e la partecipazione fossero termini buoni solo per il periodo elettorale. Oggi rimane l’esercizio retorico e nulla di serio. Come per la vicenda del nuovo coordinatore dell’ufficio di Gabinetto, la competizione c’è stata, sicuro, ma non tra i curricula presentati dagli ingenui malcapitati ma tra quelli che ambivano al posto e non sono riusciti a spuntarla… è stata una battaglia tutta interna alla Lega Nord , null’altro… trasparenza… vogliamo trasparenza sostanziale, non di facciata, poi partecipazione non retorica e soprattutto Governo, quel governo che i cittadini meritano di avere e che oggi non hanno, visto che non apparite come una maggioranza coesa

La guida delle Partecipate è assente. Linee di indirizzo sulle società annunciate per fine settembre ma siamo ancora fermi alla lettera in cui l’amministrazione intima ai CdA delle partecipate di fare ordinaria amministrazione e basta… ma sono passati mesi e non si può rimanere sospesi in eterno…

Trasparenza, partecipazione e governo: se si vuole dare forma e sostanza a quel Comune aperto a cui tutti dicono di tendere occorre praticarli questi prinicipi, non solo proclamarli.

– il Piano della Mobilità che è rimasto in pubblicazione fino al 15 settembre ha prodotto osservazioni? Sì, no, come intendete portarlo avanti? Si riaprano i termini se ritenete di dovere coinvolgere di più i cittadini…

– sulla Valfré, siamo vicini ad una delle più grosse operazioni di ridisegno urbano che Alessandria abbia vissuto negli ultimi anni ma il Demanio agisce ignorando il Comune o è il Comune che si cucina la partita tra pochi addetti ai lavori?

La trasparenza non è solo mandare in diretta il Consiglio comunale o avere un albo pretorio che spara delibere a raffica, la trasparenza è soprattutto coinvolgimento dei portatori di interesse nei processi di trasformazione urbana, economica e sociale che la città vive. Non è l’ossessione della forma ad avvicinare i cittadini al Comune, ma i processi amministrativi visibili e tracciabili al servizio dei contenuti e di chi si interessa al bene comune.

Si parla genericamente di rigenerazione nel testo che ci avete proposto ma non sappiamo come vogliate promuoverla: in che aree, come…

Non abbiamo indicazioni sul percorso di riapertura del Teatro, e nemmeno sulla grande opportunità offerta dai fondi CIPE e POR FESR sulla Cittadella.

Parlate di rigenerazione ma banalizzate l’avvenuta riapertura delle sale Zandrino e Ferrero ignorando l’importanza che questa novità ha avuto nel disegno di riqualificazione dei Giardini Pubblici, anche in termini di sicurezza urbana.

Parlate di rigenerazione ma non avete ancora dato un’indicazione chiara sul parcheggio sotterraneo in piazza Garibaldi. Torna invece, a sorpresa, peraltro in modo vago, l’idea di un parcheggio in piazza della Libertà, poi cassato come refuso (strana cosa)… un fulmine a ciel sereno che crea una contraddizione nel momento in cui sostenete pure la necessità di strutturare un sistema di parcheggi a corona: vedete il centro come motore di socialità o come linea di attraversamento a disposizione di qualunque mezzo di trasporto? Che visione urbanistica avete?

Sulla macrostruttura e sull’organizzazione degli uffici… A che tipo di riassetto pensate per questo Comune? Alleggerite o pensate davvero, per esempio, di internalizzare i tributi minori? Riconosco su questo tema un passaggio chiaro e comprensibile, uno dei pochissimi del vostro programma di mandato: esternalizzazione dei servizi cimiteriali. Vedremo.

Sulle partecipate, linee di indirizzo e piani industriali, per adesso non se ne vede l’ombra eppure parlate liberamente sui giornali di rapporti con IREN… sono scelte che devono fare passaggi precisi e, appunto, trasparenti…

Ma, su tutto aleggia lo spettro di un sistema che sembra l’opposto di quel che dovrebbe essere. Noi vorremmo avere un rapporto sano, chiaro e dialettico in quest’aula, ma non sappiamo quale sia l’interlocutore… rispettiamo il Sindaco per il ruolo che ha e per l’esperienza che si è fatto nelle istituzioni, ma lo vediamo stretto dai troppi gruppi e gruppetti che popolano la maggioranza, dovrebbe essere la guida e invece sembra preso più che altro da uno sfiancante lavoro da arbitro di troppe fazioni in gara…

Aspettavamo il Documento Unico di Programmazione, atto fondamentale di raccordo fra dimensione politica e tecnica… ma non c’è… quando lo porterete in aula? Se aspettate la nuova macrostruttura, non lo vedremo prima del 2018, e un anno a quel punto sarà già passato. Oggi comprendiamo l’impossibilità di redigerlo e presentarcelo, visto che manca addirittura il programma di mandato, la sua premessa fondamentale…

Sono palesi le divisioni nelle quali vi dibattete.

A noi interessa discutere di futuro, di Nuovo Ospedale, della Valfrè, di ricerca e sviluppo da insediare in Cittadella o dove volete voi, del Nuovo Tribunale, del futuro del sistema rifiuti dopo le difficili vicende di Aral, degli immobili pubblici in città e dei possibili legami con SVIAL e Valorial, dello scalo merci (sparito) e delle interlocuzioni con RFI, della riqualificazione dei lungofiumi (sparita), della presenza dell’UPO e del POLI in relazione allo sviluppo della ricerca nei settori che hanno più prospettiva, di un nuovo modello urbano (PUMS? …sparito), del rilancio del marchio Borsalino nel mondo e del sostegno che possiamo dare ai suoi nuovi investitori (Borsalino, termine sparito, pure questo, dal testo base), di una nuova e unica forma di gestione per i musei cittadini, del rilancio della Fraschetta e della zona attorno alla Solvay e all’area ex zuccherificio, vorremmo capire se vi interessa ancora l’infrastruttura teleriscaldamento… un programma di mandato pieno di ingombranti fantasmi.

Fateci discutere di qualcosa, diteci se siete un interlocutore solido o se siete ancora alla ricerca della coesione necessaria per affrontare cinque anni così intensi. La città ha bisogno di sapere chi siete.

Non partecipiamo al voto (e non abbiamo presentato proposte di modifica) perché riteniamo il Programma di mandato non emendabile. Per due ragioni, una di forma e l’altra di sostanza:

– sulla forma, il testo è la trasformazione in documento amministrativo del programma elettorale del Sindaco, esposto al Consiglio comunale che sugli aspetti generali e strategici che caratterizzano tale proposta si confronta. Ma senza poter cambiare un testo che gode di legittimazione diretta. Il fatto che sia stato massacrato da decine di emendamenti, anche di maggioranza, la dice lunga sul quadro di governo oggi alla guida di Alessandria.

– sulla sostanza, pur apprezzando per certi versi il pragmatismo di fondo, e comunque rispettando l’elaborato per quel che rappresenta, riteniamo che il Sindaco abbia esagerato sul basso profilo del documento, un testo che dice troppo poco, soprattutto in relazione alle premesse, e non offre suggestioni in grado di creare terreno fertile per il futuro di Alessandria. Più che da emendare sarebbe stato da riscrivere.

giovedì 5 ottobre 2017

FALSA PARTENZA . by Giorgio Abonante


Si sprecano da ore le battute sul nome e cognome che darà volto alla figura delineata dal bando appena pubblicato dal Comune. Ma non si vive bene con i pregiudizi quindi si aspetta prima di giudicare. Peraltro, scegliendosi il Capo di Gabinetto, ci sarà poco da dire sulla valutazione che farà il Sindaco (mentre sulle procedure adottate... vedremo). Non c'è bisogno invece di altro tempo per dire che la scelta di spendere svariate decine di migliaia di euro per assumere una figura sostanzialmente superflua in una struttura carente in tutti gli uffici strategici sia un errore. In altri termini, due mesi di campagna di elettorale a sentirci dire che la priorità è la sicurezza poi si bruciano gli spazi di spesa per il personale con l'assunzione di una figura oggi assolutamente marginale per le priorità che l'ente ha, note a tutti. Per non dire di tutti gli altri uffici in cui ci sarebbe bisogno di nuovi innesti. Non si inizia così la prima fase post dissesto. Il messaggio comunque è chiaro: si preferisce strutturare lo staff politico invece che intervenire a piedi uniti sulle carenze della pianta organica, detta alla vecchia maniera.

venerdì 8 settembre 2017

Proposta di intervento di riqualificazione ambientale delle aree fluviali di Alessandria dei fiumi Bormida e Tanaro, by Giorgio Abonante


Il progetto, oggi giacente al CIPE come studio di pre-fattibilità, consiste in un intervento di riqualificazione ambientale delle aree fluviali di Alessandria sui fiumi Bormida e Tanaro e ha come obiettivo contribuire significativamente al miglioramento della qualità della vita degli alessandrini favorendo la fruizione delle aree perifluviali pubbliche, o di uso pubblico tra cui quella dell’ex cava di Cascina Clara e Buona, integrando il recupero ambientale previsto dal progetto del Consorzio Cociv e approvato dalla Deliberazione della Giunta Regionale n. 8- 3161 del 18 aprile 2016. Tutto ciò però senza interferire negativamente, ma anzi integrandosi con le normali attività agricole che hanno nel tempo disegnato un paesaggio agrario esso stesso meritevole di valorizzazione.

Il valore complessivo di questi interventi si aggira intorno al milione e mezzo di euro pertanto la realizzazione di questo progetto è da definire sulla base dei fondi che verranno concessi, se verranno concessi. Il progetto si potrebbe comunque utilizzare per fare attività di fundraising con altri soggetti interessati.

Il Consiglio comunale negli anni scorsi si è espresso più volte sulla necessità di lavorare per la riqualificazione dei lungofiumi. Inoltre, rimane aperta la partita con la Regione Piemonte per il riconoscimento dell’area di salvaguardia della confluenza Tanaro/Bormida da riprendere questa volta con l’accordo delle associazioni di categoria degli agricoltori.

Obiettivi

– consentire una futura fruizione pubblica dell’area sottoposta a recupero ambientale della ex cava Cascina Clara e Buona;

– migliorare l’accessibilità al fiume;

– rendere fruibili gli argini fluviali orientando il pubblico in ambiti idonei e attrezzati;

– riqualificare e rinaturalizzare le parti degradate da attività antropiche improprie;

– tutelare e valorizzare le componenti strutturali del territorio – percorsi, arginature storiche, ecc.;

– valorizzare le visuali che si aprono sul fiume e sulle colline circostanti;

– ricostituire i collegamenti con il paesaggio agrario di pianura e con i centri abitati.

Area di intervento

L’area di intervento sono le sponde dei fiumi Tanaro e Bormida:

– sul Tanaro a partire dal Ponte Tiziano fino alla confluenza con il fiume Bormida.

– sul Bormida a partire dalla area della ex cava di Cascina Clara e Buona fino al ponte sulla str. Prov 185 (Ponte del ristorante La candela) e relativa area attrezzata e poi tramite strada asfaltata raggiunge il circolo ricreativo Europa in via del Chiozzetto in quartiere Europa e da qui prosegue fino alla confluenza con il fiume Tanaro.

Infatti il tratto fluviale delle confluenze dei due fiumi nonostante il forte impatto delle opere idrauliche realizzato a difesa della città, non appare compromesso in maniera irreversibile, ma al contrario possiede elevate potenzialità in termini di riqualificazione. Il progetto individua due ambiti di intervento collegati tramite il percorso ciclopedonale, un’area urbana e un’area periurbana. 

Area urbana

Gli interventi

In questo ambito sul fiume Tanaro si prevede:

1) La realizzazione di una GRADONATA di accesso dal Parco Italia al fiume Tanaro collocata a valle del ponte della Cittadella. La gradonata verrà realizzata con moduli prefabbricati, e verranno rispettate le normative di riferimento per quanto riguarda i vincoli idraulici di occupazione dell’alveo del fiume e dell’altezza delle opere di contenimento di piena attualmente in essere.

2) Realizzazione di una passeggiata ciclopedonale a raso del fiume che percorre tutta la parte bassa del Parco Italia, con partenza dallo sbarco della gradonata sopra indicata, come collegamento dello stesso Parco Italia a valle del Ponte Meier in sponda destra fino all’argine maestro del quartiere Orti in corrispondenza di Via Poligonia, che proseguirà poi fino alla confluenza con il fiume Bormida. La passeggiata a raso del fiume verrà realizzata con opere di contenimento in massi ciclopici intasati con calcestruzzo.

3) Consentire l’accesso pedonale alle sponde del fiume Tanaro in sponda sinistra in corrispondenza della Parrocchia dell’Annunziata valicando il muro d’argine tramite scivolo accessibile anche ai diversamente abili.

4) Realizzare un’area verde pubblica di fruizione del fiume in zona Zona Orti di circa 44.000 mq delimitata dall’argine maestro e la riva del fiume in corrispondenza di via Poligonia e fino a Via Magellano tramite:

– acquisto terreno

– realizzazione imbarco-sbarco canoe

– realizzazione area attrezzata e percorso disabili

– parcheggio per auto e caravan

– valorizzazione dell’ area demaniale boscata

b) Area rurale e periurbana

In questo ambito Il progetto si basa su INTERVENTI LEGGERI ed ECONOMICI distribuiti lungo più percorsi di riavvicinamento al fiume, che hanno come fine quello di riportare la gente al fiume, la riattivazione di luoghi dimenticati, abbandonati, dismessi e la rivisitazione di elementi artificiali come le difese idrauliche e le infrastrutture.

Gli interventi

1) Realizzazione ciclopedonale Tanaro – Bormida

In prosecuzione il percorso ciclopedonale dall’area verde degli Orti una variante del percorso consente di raggiungere oltre il depuratore un’area demaniale sul fiume di circa 10 ettari da valorizzare per la fruizione naturalistica in cui si prevede un’area attrezzata per sosta e postazioni di osservazione della fauna nonché percorso per mountain bike.

La ciclopedonale dal depuratore raggiunge la confluenza del fiume Bormida passando su piste e sentieri esistenti in cui si prevede un miglioramento del fondo.

Giunta al Ponte sulla SR 10 la ciclopedonale risale la sponda sinistra del fiume Bormida fino all’area comunale ex River Side e da qui su strada bianca raggiunge il circolo ricreativo Europa in via del Chiozzetto, da qui prosegue su strada asfaltata fino a raggiungere l’area attrezzata demaniale a monte del Ponte su SP 185 (presso ristorante La Candela) e prosegue su strada bianca per terminare all’area di ex cava di Cascina Clara e Buona in sponda sinistra del fiume Bormida oggetto di specifico progetto di recupero su oltre 40 ettari a destinazione naturalistica ed in disponibilità del Consorzio Cociv.

2) Creazione di aree di sosta attrezzate nei punti significativi sponda sinistra del Fiume Bormida

– area attrezzata demaniale a monte ponte SR 10 (Ponte per Spinetta M.go)

– area attrezzata comunale ex River side e sistemazione sponda demaniale

– Rinaturalizzazione di aree degradate e/o prive di vegetazione in particolare ex baracche diroccate presenti in sponda sinistra del fiume Bormida su sedime privato e su sedime demaniale (Forte Guercio) prospiciente via del Chiozzetto

– area attrezzata demaniale a monte Ponte su SP 185 (presso risto La Candela)

I fruitori

Pescatori – I pescatori sono per lo più cittadini di Alessandria e dei comuni limitrofi avranno maggiori spazi e ambienti riqualificati.

Ciclisti, cicloturisti, escursionisti e canoisti – I ciclisti e gli escursionisti che percorrono il percorso ciclopedonale possono approfittare di un momento di sosta utilizzando le aree attrezzate per avvicinarsi al fiume, oppure deviare e visitare il centro città. Inoltre la realizzazione di due imbarchi e sbarchi sul fiume consentirà lo sviluppo di attività canoistiche.

Turisti e curiosi – Il percorso riesce ad attirare l’attenzione del turista occasionale grazie alla presenza di installazioni interattive ed alla possibilità di collegare più punti significativi della città e della campagna, offrendo un’esperienza praticabile anche in giornata.

giovedì 10 agosto 2017

Storia di un "anno vissuto pericolosamente" : giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione

Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione" 

Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione” CorriereAl 1“E’ stato un anno vissuto pericolosamente, e non privo di amarezze: dal referendum alle elezioni comunali. Ma chi fa politica per passione, e in buona fede, sa ricavare insegnamenti anche dalle sconfitte”.

Daniele Coloris, segretario cittadino del PD di Alessandria, è appena tornato da qualche giorno di relax a Londra (“metropoli effervescente, e piena di giovani italiani: l’impressione è che della Brexit, e lo dico da europeista convinto, non gliene importi nulla. Vanno per la loro strada, c’è grande vitalità: personalmente ho sempre avuto una passione per l’Inghilterra, dalla musica allo sport, alla cultura”), e già si è tuffato nell’organizzazione della Festa dell’Unità di Fubine, alle porte: “coprirà due week end, questo in arrivo, e il prossimo, e quest’anno avrà una dimensione regionale: venerdì dibattito con Chiamparino, Viotti  e Ravetti sulla sanità piemontese. Tema delicato, appuntamento da non perdere”. Con lui, persona cordiale e pacata, che non si sottrae alla riflessione anche autocritica, proviamo a capire qual è la situazione del Partito Democratico alessandrino, e come si appresta a vivere i prossimi appuntamenti: da quelli congressuali d’autunno, all’opposizione da organizzare in consiglio comunale.

 

 

Segretario Coloris, agosto di relax, ma anche di riflessione?
Il relax è già finito direi, con la breve e piacevole parentesi londinese. Riflessione sicuramente, più che mai necessaria: anzi, l’ultimo venerdì del mese organizzeremo una riunione plenaria degli iscritti alessandrini, che sono circa 340, proprio per ricominciare a parlare di futuro, e delle sfide che ci attendono.

 

Sarà un momento anche di autocritica? La sconfitta elettorale alle Sindaco Rossa a ruota libera: bilancio di fine mandato e 'trailer' del programma elettorale CorriereAl 1comunali ad Alessandria proprio non ve l’aspettavate a quanto pare. Però i segnali non mancavano, dalle classifiche di gradimento del Sole 24 Ore ai mugugni della gente…
Il Sole 24 Ore in altri documenti e analisi ha messo anche in evidenza in questi anni l’ottimo lavoro svolto sul piano del risanamento dei conti. Certamente sull’esperienza amministrativa 2012-2017 a Palazzo Rosso occorrerà riflettere con lucidità, a mente fredda. L’amarezza per la sconfitta c’è stata, certamente, ma gli elettori hanno sempre ragione. E’ il bello della democrazia.

 

Classifica IPR Marketing-Sole 24 Ore: Rita Rossa ancora maglia nera nel gradimento dei cittadini. Appendino miglior sindaco d'Italia CorriereAlSul banco degli imputati c’è l’ex sindaco Rossa, o anche altri?
Nessun imputato, ma la necessità di riflettere su quel che è successo. Personalmente ho vissuto l’esperienza da consigliere comunale, e nella fase finale anche da segretario cittadino. Quindi la mia parte di responsabilità me la prendo tutta. Certamente Rita Rossa nel 2012 fu un elemento di traino, un valore aggiunto, mentre dopo 5 anni di amministrazione nel 2017 non è più stato così. Ma, ripeto, abbiamo perso tutti. Anche se…..

 

Ecco, facciamo qualche distinguo segretario Coloris: perché avete perso?Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione” CorriereAl 2
Se guardiamo i numeri, assoluti e in percentuale (si veda tabella a fianco, ndr), possiamo constatare che il Partito Democratico ad Alessandria dal 2012 al 2017 ha aumentato il proprio consenso, in controtendenza rispetto al trend nazionale. Dove sicuramente siamo stati carenti, in questi cinque anni, è stato nel consolidare, e magari allargare, il sistema delle nostre alleanze, e del radicamento nel tessuto civico. Basta guardare chi sono stati gli altri candidati sindaco: Trifoglio e Ivaldi erano in giunta nel 2012,Miraglia da sempre alleato con i Moderati.

 

L’alleanza con il Quarto Polo al ballottaggio gli alessandrini non l’hanno Rossa e Trifoglio: "Non apparentamento di vertice, ma scelta nell'interesse degli alessandrini" CorriereAlproprio capita Coloris…
Lo so bene: il tema vero però non è quella scelta finale, che non è servita a nessuno. E’ capire perché nel quinquennio abbiamo perso per strada un pezzo di sinistra, dal mondo socialista ad esponenti del mondo della sinistra come Gemma, Barberis, Nespolo e così via.

 

 

 

Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione” CorriereAl 3Intanto vi apprestate ad un quinquennio di opposizione: ha colpito la scelta di non affidare il ruolo di capogruppo nè a Rossa, nè ad Abonante….
Sono state scelte personali, Rita ha ritenuto di fare un passo indietro, e Giorgio probabilmente ritiene di essere più libero di muoversi come semplice consigliere. La scelta di Paolo Bertacome capogruppo però è importante e anche simbolica: premia l’impegno di una vita di un grande uomo, che ha sempre lottato contro le avversità.

 

E Demarte che fa i capricci?
Credo che ci siano spazi per ricucire: Enzo è stato il secondo come preferenze personali, avrebbe probabilmente gradito qualche incarico diverso. Troveremo la soluzione.

Intanto si avvicina la scadenza dei congressi locali: cosa succederà?
Entro fine mese dovrebbero arrivare dal nazionale indicazioni definitive, ma credo che non oltre ottobre gli iscritti al partito saranno chiamati ad eleggere i nuovi organismi provinciali e comunali, mentre per i segretari regionali è probabile che si organizzino le primarie, ma sempre in tempi rapidi. In primavera ci saranno le elezioni politiche, e dobbiamo arrivarci preparati. C’è ad oggi un punto interrogativo su chi avrà diritto al voto: in un primo tempo si pensava anche i nuovi iscritti del 2017, ma le iscrizioni si sono aperte solo da un mese, per cui attendiamo chiarimenti.

 

Lei e il segretario provinciale Scarsi, entrambi renziani, vi ricandiderete?Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione” CorriereAl 4
Scarsi nel frattempo è anche impegnato nella partita delle elezioni provinciali, in cui il nostro candidato sarà Rocchino Muliere: la domanda in ogni caso la deve porre a lui. Per quanto mi riguarda, l’ultimo è stato un anno vissuto davvero pericolosamente, dal referendum alle elezioni comunali. La passione per la politica è intatta, ma gli impegni professionali, con i turni anche di notte in stazione, pesano eccome. Ci ragioneremo: se ci sono le condizioni per continuare ad impegnarmi, nel modo più utile al partito, non mi tirerò indietro. Ma non sono un carrierista: la politica per me è passione, e impegno per la mia comunità.

 

Intanto a Fubine vi attendono con la Festa dell’Unità due fine settimane Coloris (PD), storia di un anno vissuto pericolosamente: “giusta l’autocritica, ma guardiamo avanti con passione” CorriereAlimpegnativi: ma ad Alessandria niente?
A settembre certamente qualcosa organizzeremo anche qui da noi. Intanto però siamo impegnati perché la Festa di Fubine, di forte richiamo non solo provinciale, riesca al meglio. Come da tradizione, ci si diverte e si apprezza il buon cibo, ma si prova anche a riflettere. Sulla sanità piemontese e alessandrina ad esempio, con il dibattito di venerdì sera che vedrà anche la partecipazione di Sergio Chiamparino, oltre che dei ‘nostri’ Ravetti e Viotti.Un’occasione per capirne un po’ di più su un tema che ci riguarda davvero tutti.

 
Ettore Grassano